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La vita di Luciana Nissim Momigliano attraversa tutto il Novecento, e del secolo breve la Nissim conosce una della pagine più oscure: quella della persecuzione e della deportazione nel campo di sterminio di AuschwitzBirkenau, vissuta insieme ad alcuni amici carissimi: Vanda Maestro, che non fece ritorno, e Primo Levi, a cui Luciana sarà legata da un sentimento di amicizia per tutta la vita. Sono estremamente fecondi gli anni della formazione, a Torino, mentre frequenta la facoltà di medicina. Con l'avvento delle leggi razziali Luciana Nissim si incontra con i "ragazzi della biblioteca ebraica" e, insieme a Vanda Maestro, Ennio ed Emanuele Artom, Giorgio Segre, Lino Jona, Franco Momigliano, Primo ed Annamaria Levi, Luciana si interessa di ebraismo, di filosofia, di letteratura. Lentamente Luciana si forma una coscienza civile che la condurrà, dopo l'8 settembre 1943, insieme a Primo e a Vanda a formare una piccola banda legata a Giustizia e Libertà, in Valle d'Aosta. L'esperienza partigiana dura pochissimo, poi la cattura e la deportazione. Al suo ritorno nel luglio 1945 Luciana si getta nel lavoro e nella scrittura: testimonia anche per Vanda che non è tornata. Poi la vita riprende il sopravvento: Luciana si sposa con Franco Momigliano e intraprende la carriera di psicoanalista. Auschwitz sembra lontano. E Luciana non ne parla mai. Ma dopo la morte di Primo Levi, nel 1987, riprende a testimoniare e continuerà a farlo fino alla morte, avvenuta nel 1998.